Corso Scuola del Patrimonio
7 Dicembre 2020

Il primo corso Scuola del Patrimonio della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali è ormai giunto a termine. Concluse le attività – la didattica in aula, le visite di studio, i progetti di internship – il corso chiude formalmente con la discussione della relazione finale e con il conferimento del Diploma di alta specializzazione e ricerca nel patrimonio culturale.
Nominata la Commissione incaricata della valutazione della relazione finale per il conseguimento del Diploma, il 7 il 9 e l’11 dicembre gli allievi, in una discussione pubblica, riferiscono circa la propria esperienza di studio e ricerca.
Gli allievi hanno svolto il loro periodo di internship realizzando, presso istituzioni pubbliche o private della cura del patrimonio culturale, una ricerca applicata.
Ogni percorso di internship è stato costruito su misura: tanto rispecchiando i profili e le aspettative degli allievi, quanto gli interessi progettuali e organizzativi delle diverse istituzioni ospitanti.
I progetti, i percorsi, i risultati e gli sviluppi futuri delle ricerche sono pertanto molto diversi fra loro eppure ben rappresentano una vera antologia delle questioni di maggiore interesse e attualità nel campo della cura del patrimonio culturali.
Anche grazie alla partecipazione a al contributo significativo delle istituzioni ospitanti, i risultati sono stati valorizzati, presentati e proposti pubblicamente, inseriti nella ordinaria e straordinaria attività.
E, riconosciuta da più parti la qualità scientifica del lavoro di ricerca dei nostri studiosi, come nella natura di un percorso formativo che non si esaurisce ma germina, nuovi successi e traguardi aspettano già i diplomati: borse di ricerca, incarichi, progetti.
Approfondimenti
Un excursus sui temi di ricerca
La cura dei pubblici
Se ne sono occupati con convinzione, gli allievi: anche prendendo in presto metodologie da altre discipline, oppure contaminando pratiche ed esperienze, o ancora esplorando tutte le potenzialità di scambio tra istituti della cultura e della formazione o della ricerca.
Samuele Briatore, con la sua azione di coinvolgimento della comunità LGBTQI+ nella narrazione museale dei Musei Civici del distretto culturale dei Giardini di Porta Venezia di Milano, ha curato la pubblicazione di una non guida, scritta dai visitatori stessi, ispirata alle collezioni civiche e all’identità di genere; Paola Contursi, con il progetto “Paestum In_vita. Percorsi Partecipati”, ha avviato una narrazione collettiva e partecipata del Parco Archeologico di Paestum e, tessendo una trama di storie e Storia, ricordi e studio, ha generato un nuovo percorso di visita fruibile sull’App del Parco; Luciano Governali, nei suoi percorsi di ricerca archivistica, dall’International Institute for Social History di Amsterdam al Polo del ‘900 Torino, si è dedicato alla ideazione di pratiche rivolte non solo alla conservazione ma alla piena valorizzazione e musealizzazione (digitale e non) delle fonti d’archivio; Federica Lamonaca, dopo l’analisi delle linee guida sull’accessibilità per i luoghi della cultura – in Direzione Generale Musei – ha avviato nella Biblioteca Nazionale Centrale di Roma (BNCR) un vero e proprio processo di ripensamento dei servizi in un’ottica partecipata, inclusiva e di fruizione ampliata; e Delia Volpe ha ideato nuovi itinerari di visita per Ca’Rezzonico – Museo del Settecento veneziano, realtà complessa e composita, che con questo lavoro vorrebbe diventare più intellegibile e coinvolgente per un pubblico di prossimità.
Studi, rilevazioni analisi
Le ricerche degli allievi dedicate ad attività di rilevazione e analisi di dati hanno tutte in comune il merito di aver colto un’opportunità: quella di porre in stretto rapporto dialogico l’approccio teorico e quello applicativo.
Serena Guidone, registrando e monitorando l’effettivo impatto dell’emergenza Covid-19 sul Parco Archeologico di Pompei, ne ha fatto un caso di studio in una prospettiva d’analisi orientata ai temi della valorizzazione e della fruizione. Cristina Piccione ha condotto una analisi dei pubblici e del loro comportamento nel riavvicinamento ai luoghi della cultura in fase post-pandemica, raccogliendo indicatori in una ottica futura di audience development per gli spazi specifici e peculiari del Mattatoio di Roma in consegna all’ Azienda Speciale Palaexpo. Silvia Rossi, adottando molteplici e innovative metodologie di analisi del pubblico del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia, ha raccolto e analizzato un gran numero di dati utili come premessa indispensabile per la pianificazione strategica museale in un’ottica audience-centered. Agnieszka Smigiel a partire da una riflessione sulla strategia digitale del MAXXI di Roma durante il lockdown e da una ricerca sul cambiamento del rapporto tra il visitatore e il museo, ha messo a punto un sistema di indicatori per monitorare e (auto)valutare l’impatto delle attività espositive dei musei di arte contemporanea.
Digitalizzazione
Tema di grandissima forza e attualità, con cui è impossibile non confrontarsi in questo momento storico, la digitalizzazione ha raccolto l’interesse di molti dei ricercatori del corso che se ne sono occupati da diversi punti di vista, chi come punto di partenza e chi come punto di arrivo.
Federico Carbone, al Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha avviato una importante riflessione metodologica sulla gestione digitale delle collezioni numismatiche individuando nuove soluzioni digitali che si configurino contemporaneamente come strumento di tutela e di pianificazione per strategie di valorizzazione. La ricerca di Federica Guth, una riflessione, teorica e di letteratura, sul rapporto tra analogico e digitale, tra reale e virtuale, culmina nella proposta di un nuovo modello di mostra virtuale, “nativamente” virtuale, che consenta di mantenere l’aspetto curatoriale e scientifico delle mostre analogiche. Rosa Parlavecchia parte dall’esigenza di digitalizzare il catalogo della Bibliotheca Secreta dei Gesuiti del Collegio Romano, collezione bibliografica fondante della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, affronta rilevanti questioni metodologiche e, confrontandosi con analoghi iniziative nazionali, elabora un innovativo prototipo on line per la valorizzazione a fini scientifici e divulgativi del catalogo storico.
Profili gestionali e organizzativi
Enrico Gallocchio, funzionario del Parco Archeologico dei Campi Flegrei, ha lavorato ad una proposta sostenibile di accordo pubblico-privato nell’ambito della valorizzazione dei resti archeologici sommersi della città romana di Baia, area che viene visitata con imbarcazioni attrezzate per la visione subacquea, da gruppi di subacquei e da chi pratica snorkelling: gli aspetti giuridici, le valutazioni economiche, la tutela. Il progetto di Marta Pascolini, incentrato sulla natura sociale dei musei e sulle opportunità della rete, strutturato attorno al Museo delle Scienze di Trento, mira alla configurazione di un sistema territoriale scalare attraverso la mappatura delle visioni degli stakeholder territoriali, anche alla luce dei bisogni economici, culturali e sociali. Rosaria Perrella si è dedicata alla ridefinizione del processo di realizzazione delle mostre del Museo Archeologico Nazionale di Napoli: l’istituto, molto attivo sia nell’allestimento che nel prestito, ha ravveduto la necessità di ottimizzare e standardizzare i flussi di lavoro e la ricercatrice ha risposto proponendo un nuovo approccio di gestione e lavorando ad un vademecum delle migliori pratiche per la nascita di una mostra.
Emerge chiaramente, in queste ricerche, che alla base di ogni soluzione di sintesi a questioni particolarmente complesse, non possono mancare, in aggiunta ad una solida preparazione accademica specialistica, uno sguardo multidisciplinare e trasversale ed una visione complessiva.
Restauro e riuso del patrimonio architettonico
Annalisa Ruggeri ha lavorato a due progetti di riqualificazione urbana, quello di Villa Silvestri Rivaldi della Direzione Generale Educazione Ricerca ed Istituti Culturali e quello della prima Zecca dell’Italia unita in via Principe Umberto a Roma per l’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato: in entrambi i casi ha sperimentato le strumentazioni offerte dall’innovazione tecnologica, la metodologia HBIM e le piattaforme digitali e, mettendone in luce potenzialità e criticità, ha tuttavia potuto definire delle linee di indirizzo per un capitolato per l’affidamento di servizi BIM. Gaia Turchetti, che ha seguito l’apertura del nuovo museo di arte contemporanea MAXXI l’Aquila, in un edificio storico ed in un territorio segnato, in ogni giorni di cantiere, ha dedicato la sua indagine ai nuovi paradigmi di accessibilità e sostenibilità da adoperare nella progettazione degli spazi museali odierni.
I progetti di ricerca, sostenibili e replicabili, indipendentemente da quanto tangibili ne siano oggi i prodotti finali, hanno in ogni caso innescato negli istituti ospitanti una azione dicambiamento e al ripensamento delle pratiche consuete. Così generando un meccanismo virtuoso che, nella maggior parte dei casi coinvolgerà ancora i nostri studiosi.