International School
12 Dicembre 2022

Nel mese di dicembre, si è concluso il secondo modulo della terza edizione del programma della Scuola Internazionale del Patrimonio Culturale – International School of Cultural Heritage – ISCH, dedicata all’alta formazione e scambio tra professionisti italiani e stranieri coinvolti nella gestione dei beni culturali.
L’edizione di quest’anno è stata dedicata all’uso delle tecnologie per la conoscenza, conservazione e valorizzazione del patrimonio archeologico.
Dopo l’intenso programma formativo online dello scorso maggio, a partire da ottobre 2022, ventitré professionisti provenienti da sette diversi paesi dell’area mediterranea (Egitto, Giordania, Libano, Marocco, Palestina, Tunisia e Macedonia del Nord) selezionati per partecipare al programma hanno passato dalle tre alle otto settimane in Italia per svolgere i fieldwork parte del secondo modulo del programma, che consiste in un periodo di lavoro e ricerca applicata presso musei, istituti culturali, parchi archeologici e centri di ricerca d’eccellenza del Paese. La scorsa settimana, tutti questi professionisti hanno avuto modo di raccontare le loro esperienze di fieldwork in Italia ai responsabili della Fondazione e ai rappresentanti delle istituzioni italiane che li hanno ospitati, e di parlare dei progetti nati proprio grazie alla loro partecipazione in a ISCH 2022 e che rappresenteranno ulteriori occasioni di collaborazione internazionale nate grazie al lavoro della Fondazione.
Tante le istituzioni italiane coinvolte dalla Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali nella terza edizione dell’intenso programma formativo volto a stimolare lo scambio di competenze e best practices per la cura, la conservazione e la gestione del patrimonio culturale. L’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale del Consiglio Nazionale delle Ricerche (ISPC – CNR), il Center for Cultural Heritage Technology dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT – CCHT@Ca’ Foscari), l’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) in qualità di main partner tecnico scientifici di ISCH 2022, hanno sviluppato programmi di fieldwork ad hoc. Ma sono molti gli enti che hanno permesso ai nostri di svolgere attività sul campo in Italia: la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Chieti e Pescara, il Parco Archeologico di Ercolano, il Parco Archeologico del Colosseo, il Parco Archeologico di Paestum e Velia, la Fondazione Brescia Musei, la Fondazione Museo Egizio e l’associazione Civita Mostre e Musei e Società Cooperativa Culture.
Pur avendo come focus le diverse applicazioni tecnologiche e i nuovi strumenti digitali per la cura, gestione e valorizzazione del patrimonio archeologico, i progetti di lavoro e di ricerca applicata condotti in Italia dai professionisti di ISCH 2022 vertono su una molteplicità di ambiti disciplinari diversi -dalla catalogazione e documentazione, alla promozione e al restauro virtuale- manifestando così la natura interdisciplinare del programma, e la trasversalità delle competenze da questo promosse. Inoltre, da queste ricerche applicate svolte in Italia sono nati dei veri e propri progetti concreti, a partire dai quali la Fondazione sarà in grado di rafforzare la rete internazionale di collaborazione e scambi di competenze tra istituzioni e professionisti del patrimonio culturale che va costruendo da anni.
Lavorando presso l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC CNR), Hristijan Talevsky (Macedonia del Nord), Hassan Hajjali (Libano), Asma Ameziane (Marocco) e Najati Fitiani (Palestina) hanno approfondito numerosi temi tra cui nuove tecnologie per la catalogazione digitale, nuovi sistemi di interaction design, tecniche, strumenti e metodologie per meglio utilizzare le tecnologie digitali nei processi di restauro virtuale del patrimonio archeologico. Mahera Ryad Hachem (Libano) e Raed Jalal Mahmoud Khalil (Palestine) hanno lavorato fianco a fianco con funzionari della Soprintendenza SABAP per le province di Chieti e Pescara sull’applicazione di nuove tecnologie nei processi di recupero e restauro dei beni archeologici. Altri ancora hanno lavorato con esperti e professionisti di alcuni dei parchi archeologici più importanti (per il patrimonio che custodiscono, e per il numero di visitatori che sono in grado di attrarre) del Paese, focalizzando i loro progetti sulle best practices nel campo dell’archeologica subacquea e su sistemi e strumenti di digitalizzazione al fine atti a favorire una sempre maggiore accessibilità e una migliore valorizzazione del patrimonio archeologico: Maher Abd El Hafeez Mohammad Almareyn (Giordania) e Valentina Todoroska (Macedonia del Nord) con Parco Archeologico Campi Flegrei, Amro Moustafa Abd El Hamid (Egitto) con il Parco Archeologico di Ercolano, Hamzeh Jarajrh (Giordania) con Parco Archeologico del Colosseo e Nikola Hristovski (Macedonia del Nord) con Parco Archeologico di Paestum e Velia.
Esperti dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN) hanno offerto un articolato programma formativo che ha permesso a Hadeer Mahmoud (Egitto), Mohamad Mahmoud Mohamd Atoom (Giordania) e Aboukacem Chebri (Marocco) di approfondire l’utilizzo di alcune delle più recenti tecnologie nel campo della fisica nucleare applicata al patrimonio culturale, mentre Bassem Raouf Mostafa Bahaaeldin (Egitto) presso Fondazione Brescia Musei, Basma Mohamed Ahmed Ali Selim (Egitto), Rhind MIchel Skaff (Libano) presso Civita Mostre e Musei, Mohammed Gamal El Sayed (Egitto) presso Fondazione Museo Egizio, e Leena Albakkar (Giordania) e Iyad Njoum (Palestina) presso CoopCulture si sono concentrati su come valorizzare e rendere più accessibile il patrimonio archeologico grazie ad interventi di digital storytelling o Interactive Media Applications, o ancora percorsi di musealizzazione che includono strumenti di realtà virtuale.
Vertono invece su come utilizzare tecnologie digitali e immagini satellitari per contrastare gli scavi clandestini e il traffico illegale di beni culturali i progetti di Sali Islam (Macedonia del Nord), Faouzi Ghozzi (Tunisia) e Emna Ben Azouz (Tunisia) condotti presso il Center for Culture Heritage Technology dell’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT CCHT@Ca’ Foscari). Queste ricerche applicate, in particolare, si sono trasformate in progetti concreti che, oltre a consentire la diffusione, anche in altri paesi, di esempi e metodi virtuosi presenti sul nostro territorio nazionale, testimonia la grande importanza di programmi formativi come ISCH per l’internazionalizzazione del sistema culturale italiano. Infatti, grazie all’applicazione di quanto imparato in Italia nel corso del programma di ISCH 2022 nei loro contesti professionali di riferimento, questi professionisti sono riusciti ad effettuare un rilevamento degli scavi illegali nell’area archeologica di Fundus Turri, in Tunisia e di lavorare alla produzione di un documento ufficiale – Red List – dei beni culturali trafugati dai loro paesi d’appartenenza, Tunisia e Macedonia del Nord.