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12 Agosto 2022

Istituita nel 2014, l’iniziativa “Capitale italiana della cultura” è giunta nel 2022 alla sua ottava edizione. È un percorso ormai ben tracciato, che ha visto vincitrici le città di Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna e Siena nel 2015, Mantova nel 2016, Pistoia nel 2017, Palermo nel 2018, Parma nel 2020-2021, Procida nel 2022. A seguire, saranno capitali della cultura italiane Bergamo e Brescia, nel 2023, e Pesaro, nel 2024.

Un’occasione per migliorare l’offerta culturale e l’accessibilità, sviluppare l’imprenditorialità nei settori culturali e creativi e favorire il perseguimento degli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 dell’Unione Europea.

Ma quali sono stati, negli anni, gli effetti dell’iniziativa sui territori delle città vincitrici? È possibile valutare le reali ricadute di questa competizione? E se sì, quali criteri e quali metodi adottare nella valutazione di progetti di sviluppo a base culturale come “Capitale italiana della cultura”?

Il Segretariato generale del Ministero della cultura ha deciso di avviare una riflessione in tal senso e ha coinvolto la Fondazione, interessata, da un lato, a sviluppare modelli interpretativi e metodologici per la valutazione delle iniziative culturali, dall’altro già impegnata nel progetto di capacity building Cantiere città, rivolto alle dieci finaliste di Capitale Italiana della cultura 2024. L’obiettivo di questo studio è, dunque, offrire un’analisi critica sui modelli per il monitoraggio e la valutazione ex post e in itinere dell’iniziativa e, più in generale, delle attività culturali e offrire linee guida alle prossime capitali della cultura e agli operatori del settore.

Con il contributo di PTSclas – identificato dalla Fondazione come partner di progetto – abbiamo dato avvio, in questi mesi, alle prime fasi del lavoro, attraverso la raccolta di dati, informazioni, statistiche sulle otto edizioni e la definizione del quadro metodologico, sulla base di un approfondita ricerca bibliografica, di un lavoro desktop-based e, successivamente, di un’attività di consultazione pubblica.
Se grazie alla ricognizione della letteratura di settore si è potuto comprendere e circostanziare lo scenario degli studi recenti per la valutazione di iniziative di simile natura, la riflessione su strumenti qualitativi e quantitativi a disposizione e su possibili indicatori, ha portato alla definizione dell’impianto metodologico dell’indagine e del modello di valutazione da applicare.

Indagando, quindi, specifici ambiti di valutazione, con interviste, questionari e focus group, si è ascoltata la voce e il punto di vista di centinaia di persone fra project manager, referenti delle amministrazioni comunali, policy maker, rappresentati delle industrie culturali e creative, esponenti della società civile e cittadini dei dieci comuni insigniti del titolo dal 2015 ad oggi. È stato chiesto loro di valutare, ad esempio, in che modo il programma “Capitale italiana della cultura” abbia ampliato, diversificato e modificato l’offerta culturale delle città, contribuendo alla vivacità culturale; se e come sia stata garantita una migliore accessibilità e si sia ampliato il pubblico di riferimento; come siano cambiati il posizionamento mediatico e l’attrattività turistica; se effettivamente sia stato possibile costruire occasioni di networking e rafforzamento delle reti territoriali.

L’analisi del prezioso e vasto patrimonio di informazioni raccolte con queste diversificate attività contribuirà a restituire il primo e più completo quadro sull’iniziativa e a definire un modello di valutazione della sua capacità di attivare cambiamenti culturali e sociali nei territori coinvolti. Un capitale di conoscenza che, speriamo, possa guidare il Ministero e le città candidate alle future edizioni, tanto nel percorso di candidatura, quanto di realizzazione degli ambiziosi progetti di sviluppo a base culturale.

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